- Anonimo
Tutta Colpa di Dio
Aggiornamento: 7 nov
Abstract
Questo testo affronta il tema del controllo, dell’equilibrio mentale e dell’interazione tra individuo e società. L’autore riflette sulla complessità della mente umana, esplorando l’idea che il controllo assoluto potrebbe diventare una prigione, mentre l’equilibrio tra il controllo e l’apertura alla creatività è essenziale per una vita appagante. L’articolo suggerisce che conoscere se stessi e saper gestire le relazioni con gli altri sono chiavi per trovare questo equilibrio.
Paragrafo 1
Le risposi che mancavano delle sfumature al quadro che aveva dipinto cercando di raccontarmi quell'esperienza che ha portato a quella situazione, insisteva che i dettagli erano tutti lì, erano quelli che aveva visto, sentito, sperimentato insomma erano la verità di quel brandello di realtà collocata tra un evento e l'altro; cercavo di far scorrere i pensieri senza metterci la mia firma - osservazione che non è facile da seguire -, ascoltavo figurandomi di seguire le [indicazioni] su come [ricreare] quel quadro, osando: cercare il quanto del colore, della reazione, del sentimento insomma azzardavo di cambiare la mia realtà per la sua, oltrepassando lo spartivalle della "realtà che ci separava".
In poche parole: ero empatico. Sapere di osservarci è qualcosa di incredibile, possiamo assimilarla a una sensibilità di "fragilità": come il vetro manipola e colora la luce, tramite le sue forme, le sue peculiarità rendendo visibile uno spettacolo per l'occhio - ammesso che sia stato un maestro a modellarlo - stesso vale per la fragilità, è grazie a quella "debolezza" che rende il vetro così delicato che è possibile estrapolare quelle forme e meraviglie che vediamo; parallelamente il saper vedere è parte di quella fragilità, non nel luogo comune del concetto visto come un male e come qualcosa da estirpare sin alle radici più profonde, il saper vedere è il saper apprezzare quella stessa fragilità come viene fatto dai vetrai, coloro che hanno quelle sapienze per modellare le curve del vetro rendendolo paragonabile a luce congelata - per quei giochi di luce che il vetro stesso crea e come arte è apprezzata da chi può vedere o chi è curioso di vedere. Uno dei cuori della questione e non solo di questa ma delle relazioni umane in generale è "l'equilibrio", per quanto scontato - ammesso e concesso - in giro si vedono maree di persone che cercano la comprensione da parte altrui con il non essere fraintese, vuoi perché la solitudine porta sconforto e le persone opprimono, per un creativo non vi è cosa peggiore che l'essere frainteso. L'impotenza è una malattia molto all'occidentale, generata da molte cause storiche e culturali che nel tempo hanno formato non solo l'esterno dell'individuo ma anche il suo interno, non parlo solo di morale ma di struttura cerebrale e tipo di equilibrio Psicofisico dell'individuo con se stesso e con gli altri anche se oggi c'è una standardizzazione mirata a una forma di ingranaggio per svolgere un qualcosa di specifico, di come quelle manifestazioni di vita, un esempio è la curiosità, siano carenti in molti individui e non mi riferisco alle punte delle questioni ma alla base se non al "paradigma" su cui poggia la curiosità stessa vista e sentita - oggi molto meno nei paesi civilizzati - come una delle manifestazioni della sopravvivenza: sapere cosa è o dove è un determinato bisogno o come proseguire in una certa direzione se non abbiamo informazioni a riguardo, in quanto è un prerequisito evolutivo dell'apprendimento complesso coinvolgendo funzioni cognitive superiori come intelligenza e creatività. Non sono nuovi esperimenti per capire come questo avvenga nel nostro cervello nella zona ignota del cervello, possiamo dire che lavori sul sistema di ricompensa - anche se con differenze - ma quella parte sembrava spingere a interagire e scoprire per poi seguire a una regione del cervello incaricata di gestire i comportamenti motivati o nelle risposte a eventuali pericoli.
«Sappiamo ancora molto poco su questa area cerebrale nell'uomo - spiega Alexander Heimel, a capo dello studio - perché si trova in profondità nel cervello e la sua attività è difficile da misurare con scansioni cerebrali»
Paragrafo 2
Partendo dalla base di fisiche e chimiche - neuroni e sinapsi - possiamo addentrarci nella psichiatria e psicologia e notare come tutto è legato, molte persone se non troppe sono schiave delle loro menti, non riescono o non sanno come approdarci e non è una questione di quanto sai su di te o sul resto del creato ma è qualcosa che va oltre, per farmi comprendere è come se voi siate i medici morali di voi stessi e la mente è la vostra lente tramite cui vedete il mondo. Un esempio può essere un pensiero intrusivo o un brutto ricordo oppure immaginare un qualcosa che crei del disagio, i più noteranno del cambiamento nel loro cervello come un flusso di sensazioni e reazioni chimiche in risposta accompagnate da altre manifestazioni della nostra personalità quali idee od opinioni al riguardo; quel flusso è forte, tanto che molti dei più ne sono travolti per molte ragioni ma spesso è la paura: paura di non essere capiti e va presa per grandi orizzonti, tra paura e rabbia lo scalino è breve, quella sensazione di incomprensione genera frustrazione e avere la capacità di "andare contro" quei stimoli è rara, molto. Tale capacità è paragonabile a una osservazione pura, quindi non stai male, stai male quando sei li, quando hai una tempesta nell'anima e nessuna "scusa" esterna a giustificare quella tempesta, una delle peggiori - sotto questo aspetto - è la tempesta dentro noi sotto un ciel sereno, quando senti che stai annegando e nessuno ti capisce e non vedi la luce alla fine di quel tunnel ... Ecco li sta la mia osservazione, per gli appassionati di filosofia - o chi ha della cultura generale - potrà convenire con me che le differenze tra filosofia orientale e occidentale siamo nel pensiero e nel come esso venga affrontato: gli occidentali sono logico critici, analizzare tutto ciò che circonda il circondato sino all'esistenzialismo moderno che se visto a ritrovo si può vedere come molti filosofi europei abbiano affrontato mille e più tematiche dalla politica, dio, teologia, verità e via discorrendo sino all'esistenzialismo prima citato; mentre quella orientale, logica anch'essa ma a differenza di Analizzare in maniera critica cercando una motivazione, cerca più la via di vita che andando a creare una filosofia mista a un misticismo mescolando quella parte naturale della natura umana e quella personale, cercando un equilibrio tra il cosmo che ci appartiene e quello in cui viviamo, focalizzandosi sul "Dao" - la via - come esprime il Taoismo.
Paragrafo 3
Quando il tipico saggio orientale: un nonnetto di ottanta e passa anni gracile e sapiente esprime l'idea e il concetto della parte difficile su una strada da intraprendere riassumibile con "una volta iniziato è facile, giorno dopo giorno, ma bisogna iniziare e questo è difficile" frase ovvia con allusioni a genitali come risposta, ma fermiamoci un attimo, su questo piccolo dettaglio - sapendolo - vero si vede come una volta che cammini arrivi lontano; le neuroscienze ci dicono che questo inizio è "arduo" perché si devono creare nuovi percorsi neuronali - e qui la questione è molto personale - in aggiunta si hanno mille altri "problemi" come la paura del fallire, delle opinioni altri e via continuando andando verso un circolo vizioso di pensieri che porta sconforto avvelenando i pensieri distogliendoci l'attenzione causa reazioni chimiche che influenzano non solo il cervello ma vanno a creare vere e proprie sostanze potenzialmente dannose come lo stress. La via da succubi della mente sino agli abissi del sottosuolo non è poi tanto lunga una volta iniziata la discesa, il problema non è tanto la discesa ma quella mancanza di relazione che spesso - come ho espresso una pagina fa - si assimila alla concezione di controllo, ora cercando di fare luce su quella specifica parte di "controllo" che in realtà è un legame tra due diverse energie che manifestano nella nostra realtà parti di quel sottosuolo e di quelle mente, esse sono il subconscio e la coscienza e se volessimo andare poco più in là troviamo la coscienza collettiva e del singolo come il subconscio collettivo e del singolo, questo è una base - molto semplificata di un pensiero più complesso - su cui Carl Jung ha scritto e pensato diversi concetti. Esempi lampanti sono la paura dei ragni, presente nel subconscio collettivo e del singolo come lo è quella paura di vuoto che sentiamo quando l'aereo poco dopo il decollo sembri precipitare innescando quella sensazione di "implosione" del cervello che formicola di pensieri e reazioni a un evento simile; la paura è un archetipo che non sempre trova una definizione chiara e diretta, riprendendo l'esempio dei ragni: gente che quando ne vede uno darebbe impasto alle fiamme l'intera città per un solo Pholcidae e altra gente che se vedesse una tarantola avrebbe una reazione "tranquilla", nelle due persone lo stimolo è quello di "paura" data dalla "conoscenza" - in questo caso intrinseca tramandataci tramite DNA- è quella reazione di repulsione-attenzione a un eventuale pericolo, tale stimolo parte dal cervello primordiale sino alla neuro corteccia che, in teoria, dovrebbe filtrare lo stimolo. Il controllo assoluto sarebbe nocivo come lo sarebbe la sua controparte estremizzata, essendo assoluti sono sbilanciati e chiudono la vista su altre visuali.
Paragrafo 4
Andando ad analizzare, dopo aver espresso e dato delle idee generali, di quel "controllo" e di come la differenza delle due filosofie distinte in occidentali e orientali rientra in questo argomento che tiene strette a se psicologia e neuroscienze. Di tale "controllo" possiamo collocarne la nascita con l'idea di "libero arbitrio" che rende quella potenza umana esagerata, mettendoci al centro di galassie e mondi per poi scoprire che la terra è collocata alle periferie della galassia e siamo un pianeta infinitesimale rispetto ai numeri astronomici su pianeti e galassie. Si amalgama alla questione "controllo" l'idea del "narciso" come pensare e fare per te secondo una bellezza, superiorità o di egoismo creando un culto di te relazionato con te stesso abbandonando completamente quell'idea di collettività che ci tiene prigionieri della società creata. Oggi molto, se non tutto deve apparire, deve possedere soldi, potere o risorse per avere quel minimo di considerazione che manca da a persone che non hanno nulla ma necessitano di un aiuto, qui esempi di popolazioni e nazioni si sprecano tante cosa sono tenute nascoste o non minimamente calcolate. Tale "culto" crea un vuoto di personalità vera priva dell'influenza degli altri legata a loro stessi per apparire ad altri, alla base abbiamo i pensieri che hanno potere sul nostro umore sino alle nostre azioni per arrivare addirittura a far sorgere problemi fisici di bassa o alta gravità condizionando le nostre azioni che come un fiume in piena seguono i pensieri; il controllo - inteso come difensore dell'equilibrio della persona - dovrebbe venire in aiuto, ma da cosa e come se è la nostra stessa mente a essere la serpe che ci morde ? La chiave del tutto è l'equilibrio della mente, la scelta dei pensieri e delle azioni si potrebbe dire che è la nostra coscienza a muoverci ma cosa essa sia eh ... Sarebbe un argomento ostico sia filosoficamente che scientificamente. Tra i ragazzi c'è qualche "giovane Holden", che cerca di capire e andare oltre, prova a capire dalle piccole cose, si rassegna e fuma mentre si perde nella bruma dei pensieri suoi che man mano diventano nebbia sempre più fitta, allora si predilige la "solitudine" per non intossicarsi con la norma e la bassezza dei meno ma alla fine quella stessa solitudine diventa opprimente e si inizia una disperata ricerca di un luogo fuori da se stessi, si è diventati la prigione che si voleva evitare. Dover dire, spiegare, argomentare dopo un po’ diventa pensate e straziante allontanandoci sempre dai meno e dai più vedendo come per quanti colori ci siano le basi sono sempre quelle, e allora cosa fai? Se fossi vecchio potresti mandare tutti a fanculo, si certo e poi? Fossi giovane potresti andare via, certo, dove precisamente? Il mondo non è tanto grande dopo tutto, che il suo creatore sia perverso o burlone cambia poco le cose, puoi scappare da tutti ma non da te stesso e questo dovresti saperlo, quante volte è bastano un pensiero a far cadere tutto il castello di carte? Eri in giro, in camera o magari in compagnia e stando lì a crogiolarti in quel passatempo cazzeggiando eccolo che arriva irrompendo sempre più nella mente, anche una briciola di quel pensiero cambia per poco il tuo sguardo e quello stesso sarebbe carpito da uno che ti osserva mentre cadi in un abisso per poi riuscirne fuori di contraccolpo.
Paragrafo 5
Controllarlo sarebbe bello si, ma alla fine diventa una prigionia a tutti gli effetti dato che quel controllo affonderebbe le unghie nella tua creatività sempre che tu non gradisca vivere in un loop di norme e solite cose, per questo non serve un controllo divino ma basta poso per accedervi. Pensa ai sogni, sempre controllo e controllo sarebbe un incubo, inizierai a sognare un incubo data la mancanza di un qualcosa di, non chiedetemi cosa, ma mancherebbe quel qualcosa. Potremmo riassumerlo - il controllo - nell'opera di Marina Abramovic, come idea, che qualora mancasse la creatività la corde si spezza facendo scoccare la freccia in direzione del cuore o ancora peggio sareste voi stessi a farla scoccare per non soccombere più a quella prigionia che piano piano leva aria dai polmoni; per questo preferisco chiamarlo "equilibrio" e relazione con il nostro io, ma deve avere delle basi che spesso si corrompono, arrivarci non è facile, non so se sia la natura umana o il sistema di oggi ma arrivare a quell'equilibrio sarebbe la chiave di volta per la tua vita, avendo un "equilibrio" su ciò che controlli e non controlli, che vuoi o non vuoi e via discorrendo. Semplice, ma vedo troppe persone patire per loro stesse ancor prima di arrivare alla sofferenza vera e propria, come se soffrissero per il pensiero di soffrire andando a prolungare quella castigazione. Un lato positivo che una volta trovato tale equilibrio è con te, qualora lo perdessi lo ritroveresti con poco se è il tuo equilibrio. Prima di andare avanti vorrei soffermarmi anche su "il tuo equilibrio", come per il discordo del controllo e dell'eccesso va preso con le pinze, molte problematiche sono create dal singolo causa società e altri fattori esterni che però trovano l'approvazione tua per avvelenarti ma questo poi; sapere del tuo equilibrio potrebbe equivalere a un" conosci te stesso" ma io, come Andreoli, aggiungerei" per saperti relazionare agli altri", quindi ti scopri per poterti relazione e poter creare e capirti in ambo i "mondi" - il tuo e quello dei tutti - così da creare una sorta di strada che possa portarti a quello specifico equilibrio, ora con "relazionarti agli altri" non è dire essere estroversi e socievoli, no e poi no, anche perché tutti i pensatori sputano sulle masse e per farlo un motivo deve esserci no ? Oltre questo, sapere come relazionarsi per cosa? Potremmo dire per te, per la situazione o le persone coinvolte in quel qualcosa in cui sei legato anche te, dico legato perché uno con senso di causa, e si per l'ennesima volta per "liberarti" devi legarti ancora almeno con lo scopo di capire quel qualcosa e sapere a cosa vai in contro preparandoti a eventuali pericoli che potrebbero attentare a quella "tranquillità" o aumentare quella complicazione che già ti porti dentro portandoti al limite, stesso che poi corroderà la "barriera" che farà penetrare quel veleno.
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Passo dopo passo noti quante e come sono varie le esistenze attorno a te che potrebbero contaminarti, non sarebbe sbagliato dire che sei tu contro il mondo, magari starei attendo a quel "contro" che potrebbe essere l'incognita della nostra equazione, ma di base il concetto è quello dato che più capisci le cose e più un potenziale problema potrebbe crearsi e come esempio mi avvalgo della storia di Martin - presa in prestito da "Martin Eden di Jack London -: per farla breve vedi come il personaggio muta e cambia sino all'inverosimile per le opere che impara, per i libri che legge e via cantando arrivando alla fine, che non anticipo, in cui noti hai la conferma e il punti di vista di Martin su come le percezioni del mondo e delle persone cambino in base a quello che sai, come lo sai, come lo analizzi spartiti dal prima e dal poi aver appreso un qualcosa. Il libro vale veramente, andatelo a leggere.
Tornando a noi e al nostro controllo con tanto di super tempeste dell'anima che attanagliano le nostre viscere sino a portarci a scordare chi eravamo prima di ciò, prima di soccombere alla marea di norma del mondo umano. Una vera e prima fine non penso che esista, come la filosofia orientale ci insegna possiamo sentire tutti i saggi che ci pare ma alla fine la strada nostra spetta a noi trovarla o nei casi più nobili crearla tramite scelte e consapevolezze sperando di non perdere il sentiero e perderci nella foresta, un po’ come nell'Hobbit quando si addentrano nella foresta per arrivare alla montagna solitaria, Gandalf - il saggio - dice di stare sul sentiero e mai di lasciarlo poiché una volta perso sarebbe stata la fine, e chi ha visto o letto i libri sa di che parlo e dove i nostri amici vanno a finire; questo per dire che ? Che i saggi possono darci dei consigli, anche simili a ordini ma alla fine sta solo a noi capire dove andare e cosa fare con quei consigli, se valgono qualcosa o se possono aiutarci a capire meglio una situazione - male o bella che sia - dovremmo mettere la verità sopra di noi per essere capaci a farlo, difendere quel centimetro che tutti noi svendiamo troppo spesso. Non è facile, sicuramente, ma una volta compreso e messo in pratica, siccome esiste una sostanziale differenza tra un "sapere" e "conoscere" ed è nel fare legato a quella sapienza, non seguirlo paro paro ma seguire e manifestare quel qualcosa quando server e come serve - legato alle dinamiche del momento e delle situazioni precedenti e antecedente.
Siamo programmati male? Sicuramente la psiche umana è qualcosa di incredibile per certi versi, suonerà da discorso motivazionale ma veramente l'essere umano ha una grande capacità di "potenziale" legata al dove si decide di applicarla. Il difficile è saper far fronte a quelle varianti, a quelle situazioni, a quelle emozioni che vanno a condannarti a una galera di cui neanche vedi le sbarre, e noi siamo sotto il libero arbitrio eh. Cercare ed essere curiosi, forse, vi è mai capitato di non sapere quello che cercate ma sapete quello che sfuggite? Già, bel casino.