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  • Cristian Lucenti

Il Rapporto tra Filosofia e Scienza


Abstract


N.B. : Questo articolo è stato scritto con un massimo di 10000 battute per un progetto di filosofia diretto dall'"Università degli studi Roma Tre" .

La scienza ha raggiunto traguardi straordinari, grazie alla scienza e alla tecnologia è stato possibile aumentare il benessere di tutti noi, questo è incontestabile. Però, come per tutte le cose, c'è bisogno di riflettere anche sulle conseguenze che avrà il progresso scientifico se non si ragiona sulle questioni etiche e umane. Per questo è necessario un sforzo critico sulla scienza e la tecnologia, affinché l'essere umano non resti travolto da queste.


Introduzione


Il tema del rapporto tra scienza e filosofia è molto importante perché nel mondo la scienza ha acquisito un ruolo predominante in tutti gli ambiti della nostra vita: ormai tutti beneficiamo dei progressi ottenuti nel campo scientifico, ad esempio i vaccini e le cure farmacologiche, e proprio per questa ragione sembra che ormai le persone considerino la scienza come la risposta a tutti i nostri problemi e dubbi sulla vita, compito che prima invece spettava alla filosofia. La filosofia sembra invece aver esaurito la sua funzione, essere stata superata dal sapere scientifico e molti ritengono che sia arrivato il tempo di decretarne la morte. Ciò che il saggio propone di dimostrare è che queste accuse sono sbagliate e superficiali e di come in realtà la filosofia non sia né inutile né morta, e anzi dimostrare come nel mondo attuale la filosofia sia importante per affrontare i dubbi e problemi che ci si pongono davanti. La scienza in realtà non ha spiegato tutto del mondo e molto spesso le tesi scientifiche cambiano con nuove evidenze che smentiscono quelle vecchie; quindi, la scienza non è, e non deve essere un dogma. L’errore di molti infatti è considerare la scienza perfetta e immutabile, ma già il filosofo Karl Popper, smentì questa tesi: infatti, il verificazionismo è sbagliato come metodo di ricerca in quanto non si non conosce tutto dell'universo e basta un solo dato contradittorio con la teoria formulata a modificare o cambiare del tutto la teoria. Infatti, il contributo di Karl Popper alla scienza è stato fondamentale perché ha introdotto un nuovo metodo di ricerca, che è stato pienamente accettato dalla comunità scientifica, ossia il falsificazionismo, che permette di capire se una teoria è scientifica. Il contributo di questo grande filosofo alla scienza non è l’unico, infatti molti dei grandi scienziati del passato, come Galileo e Newton, ma anche Einstein e Heisenberg - il padre della meccanica quantistica – erano filosofi o scienziati che conoscevano molto bene la filosofia del loro tempo e che ne sono stati ispirati direttamente nell’intraprendere passi cruciali nella comprensione del mondo. Non dobbiamo dimenticare che i primi a interrogarsi sulla natura del mondo furono proprio i filosofi antichi, ad esempio Democrito, che fu il primo a teorizzare l'esistenza degli atomi, o Aristotele che fu il primo ad avere un approccio empirico e scientifico. Si potrebbe osservare a questo punto che Aristotele affermò molte cose che si sono rivelate in seguito sbagliate a livello scientifico, ma a ciò si potrebbe rispondere ponendo in rilevo che Aristotele non possedeva gli strumenti scientifici di cui si ha disponibilità oggi, come ausilio nell’elaborare le sue teorie. Di nuovo, qualcuno potrebbe far notare come lo Stagirita si servisse della metafisica e che quindi si basasse su presupposti non dimostrabili, ma a questo si può ribattere che le teorie metafisiche sono da considerarsi per certi versi come il primo passo verso le teorie scientifiche. Per citare le parole di Ian Hacking:


«È vero che Popper definisce la scienza come la classe delle proposizioni controllabili ma, lungi, dal mettere al bando la metafisica, egli pensa che l’incontrollabile speculazione metafisica sia uno stadio iniziale nella formazione di audaci congetture più controllabili»[1] .

La filosofia è una grande alleata della scienza, prima di tutto perché la filosofia, come scriveva Aristotele, offre una guida su come la ricerca deve essere compiuta, ma anche perché molte questioni scientifiche erano già state postulate da filosofi e, grazie alla collaborazione tra scienziati e filosofi, si è avuto un grande avanzamento alla risoluzione di questi problemi. In un articolo pubblicato sulla rivista scientifica PNAS[2] si citano esempi concreti di come la filosofia influisca in modo positivo sulla ricerca scientifica. Ad esempio, attraverso la precisazione di concetti scientifici, o costruendo un dialogo proficuo tra i vari campi della ricerca scientifica e la formulazione di nuove teorie.


L'Etica della Scienza


Ritengo quindi di aver dimostrato perché la filosofia non è inutile: la scienza stessa è nata dalla filosofia, molti scienziati erano filosofi e hanno dato un grande contributo alla scienza, e ancora oggi la filosofia è importante in campo scientifico e capace di offrire un grande contributo. Ma desso vorrei occuparmi della parte più complessa di questo saggio, ossia l’etica e la scienza. La scienza non dice nulla sullo scopo per il quale si dovrebbe fare qualcosa, ma solo come farla e perciò si crea un pericolosissimo problema che non può essere ignorato, per questo nel mondo si parla sempre più spesso di etica della scienza. La scienza deve interrogarsi sui dilemmi morali che gli si pongono davanti, perché c’è il rischio che nel nome del progresso e della modernità si compiano gravi violazioni dei diritti degli uomini e non solo. Einstein aveva già avvertito sugli effetti che avrebbero avuto la scienza e la tecnologia nella nostra vita:


«Il più cospicuo effetto pratico della scienza è che permette di ideare cose che arricchiscono la vita, benché nel contempo la complichino. […] La tecnologia — o scienza applicata — ha posto all’uomo problemi di profonda gravità. La sopravvivenza stessa della specie dipende da una soddisfacente soluzione di tali problemi.»[1].

Purtroppo, possiamo vedere come le risposte a questo problema siano insufficienti e sbagliate. Il più delle volte esse possono essere ricondotte a questi due tipi fondamentali: indifferentismo o moralismo ingiustificato. Il primo scade in una concezione relativista della realtà, secondo cui è inutile chiedersi se la diffusione della scienza e della tecnologia sia un fine da perseguire, visto che non si può stabilire con certezza la validità di un giudizio morale; perciò, non resta che rimanere indifferenti nei confronti di questi quesiti. Tale risposta non offre nessuna soluzione visto che neanche prova a indagare il problema. Il moralismo ingiustificato invece è una critica astratta alla scienza e alla tecnologia: gli argomenti portati avanti da chi sostiene questa posizione costituiscono solamente una difesa di valori molto astratti, senza argomentare o spiegare bene che cosa stanno difendendo. Anche in questo caso l’argomentazione si ferma prima di cominciare. Allora da dove possiamo iniziare per provare a rispondere a questa domanda? Un punto da cui partire potrebbe essere intanto quello di chiarire il rapporto tra scienza e etica, perché se si sostiene che scienza e etica siano completamente separate, allora non ha senso discutere di questo problema, se invece la scienza rientra nelle questioni morali allora c’è una base su cui discutere.


Rapporto tra Scienza e Morale


Ci sono filosofi che hanno affrontato il problema del rapporto tra scienza e moralità, ad esempio Henry Sidgwick e John Stuart Mill, massimi esponenti della corrente filosofica utilitaristica, che considerano il rapporto tra la scienza e l’etica come un rapporto impossibile.


«Nel discutere di Spencer considererò il suo tentativo di ‘stabilire un’Etica su base scientifica’. Io affermo che questo non è possibile nella misura e nel modo in cui Spencer prova a farlo. La ‘Scienza’ riguarda ciò che è, ciò che è stato e ciò che sarà, l ‘Etica ciò che deve essere.»[2]

Anche Mill all’inizio del suo “Saggio sull’utilitarismo” dirà che scienza e morale sono separate, in quanto nella scienza la scoperta di verità particolari viene prima della teoria scientifica complessiva, mentre nell’etica le azioni particolari hanno un proprio significato perché tendono ad un fine.


«Se nella scienza le singole verità particolari precedono la teoria generale, ci si potrebbe aspettare il contrario nel caso di un’arte pratica come la morale o il diritto. Ogni azione tende a un fine, e sembra naturale supporre che le regole dell’azione debbano interamente ricevere il loro carattere e il loro colore dal fine che servono a raggiungere»[3].

Sinceramente queste risposte non convincono, perché la separazione assoluta tra scienza e etica non rispecchia la realtà dei fatti, ossia non tiene conto di tutti i problemi in ambito etico sollevati dalla scienza, che hanno delle ripercussioni nella società e fanno riflettere le persone su questioni nuove, intorno alle quali prima nessuno si interrogava. Per questo, ritengo che determinate scoperte influenzino la moralità degli esseri umani, ed è sbagliato e contradittorio sostenere il contrario, anche perché dobbiamo ricordarci che la scienza non è un'entità metafisica, ma una disciplina elaborata da esseri umani che hanno una loro sensibilità e moralità, ed è assurdo pensare di separare lo scienziato dalla sua moralità. Ogni attività umana deve avere una sua morale, ma è soprattutto nell’ambito scientifico che la necessità di una morale diventa più urgente, perché le innovazioni scientifiche hanno un enorme impatto sulla vita quotidiana delle persone, e senza interrogarsi sul loro significato dal punto di vista morale si rischia di fare più danni che benefici.


«La conoscenza di ciò che è non apre direttamente la porta a ciò che dovrebbe essere. Si può avere la più limpida e completa conoscenza di ciò che è, e tuttavia non essere in grado di ricavarne quale dovrebbe essere il fine delle nostre aspirazioni umane.»[4]

Einstein con queste parole vuole dire che se si ammette la separazione tra scienza e etica, la scienza si ritroverebbe senza un fine. La scienza senza l’etica brancolerebbe nel buio, senza una direzione da perseguire. Quindi la collaborazione tra scienza ed etica non è solo possibile, ma necessaria.


Conclusione


Per concludere, ho dimostrato perché la filosofia è al giorno d’oggi più importante che mai, e perché deve collaborare con la scienza, visto che teorie che sono diventate scientifiche erano teorie filosofiche, o come molti scienziati erano filosofi o si sono ispirati alla filosofia per le loro scoperte. E anche di come la filosofia morale (l’etica) sia fondamentale per la scienza, non solo perché la ricerca scientifica sia improntata a un fine benefico e di cui tutti possano trarre vantaggio, ma anche perché senza questa collaborazione la scienza non avrebbe un fine ultimo.


Note

[1] Albert Einstein, Pensieri, Idee, Opinioni. Vol. I: s.l, Newton Compton editori, 2015, p.50 [2] Giacomo Lovison, Il Rapporto tra Scienza e Moralità, Gazzetta Filosofica, 2020, pp. 45-50 [3] John Stuart Mill, Utilitarismo, Vol. IV, s.l, BUR Biblioteca, 2000, p. 84 [4] Albert Einstein, Pensieri, Idee, Opinioni, Vol. I: s.l, Newton Compton editori, 2015, p. 76 [1] Ian Hacking, Scientific Revolutions, vol. I, s.l, OUP Oxford, 1984, p.60 [2] Carlo Rovelli e Alberto Mantovani, Perché la Scienza ha Bisogno della Filosofia, in «PNAS», CXVI, 2019, pp.82-90

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