- Kali
Canti dei Non Morti e Lamenti dei Morti - Diario Allucinato
Aggiornamento: 17 mag
Introduzione
Primo testo pubblicato nella nuova categoria "ilPamplhet", inaugurata in questa edizione, categoria creata per dar modo agli autori più anti-convenzionali e provocatori, di potersi esprimere nella piena libertà delle pulsioni creative, senza vincoli di formalità editoriali o del rigore che richiede un articolo vero e proprio. In questo testo, Kali, l'autore, affonda le mani in una miseria umana a cui lui guarda con disgusto, criticandola aspramente e senza riservarsi dal dir nulla. Un testo sincero, che non esula dall'essere un pensiero profondo ma esula dall'essere un testo rigoroso o accademico, nel quale è contenuta tutta la vomitevole realtà della nostra contemporaneità.
Canti dei non morti e lamenti dei morti
“I defunti hanno ancora potere su di noi?”
La domanda è di Vincent O’Sullivan. Hai mai avuto, credendoti fermamente sveglio, la vivida impressione di vedere o di essere toccato da un essere vivente o un oggetto inanimato, o di sentire una voce?
Tutti sanno, eppure è nuovo alle loro menti, che gli eventi possono confondersi nel momento del risveglio, quando sogno e realtà sono fatti della stessa materia o della stessa percezione. Nel mentre Il menestrello cantava la sua: che essa porta corona e che tutti la conoscono, ma nessuno la pensa, nessuno l'attende ma lei attende loro con pazienza; nessuno è avido, sono solo idioti, luridi pezzi di carne ambulante, perché il vero avido è bramoso di quello che va senza tornare, dello scorrere senza fonte, del conto alla rovescia: il tempo. Classico e scontato! Perdio se è così! Eppure in giro c'è tanto, troppo, marciume, tanto esistere senza vivere: un morto esiste ma non vive, tu vivi ma non esisti… o è il contrario? Quando di notte sei stanco, cerchi rifugio e dormi… mai avuto la sensazione di essere osservato? Che qualcosa fosse sempre più vicina? Morti? Nah, i morti sono morti, non possono vivere… eppure ti tormentano con atrocità se uno vive; con ignoranza se uno esiste. Sei solo te, lo sanno tutti, sanno tutti che la rappresentazione che crea brutti scherzi, i tuoi timori e paure che si manifestano davanti a te! Panni che diventan' mostri e vento che diventa demoniaco lamento di un essere che ti cerca non appena entri nelle tenebre di! Il mondo è solo quello di come che vivi, eppure un morto l'hai conosciuto sicuramente, non lo ricordi? Ingrato, corri subito a chiedere scusa al tuo riflesso! Andiamo oltre, esagero, vediamo ogni frase con esperienza e percezione del colore, per te e solo te ammesso che tu sia te, dimmi il colore di questo:
“Il me semble parfois que mon sang coule à flots, Ainsi qu'une fontaine aux tythmiques sanglots” [1]
“A volte mi sembra che il mio sangue scorra a fiumi, Come pure una fontana dai timpani singhiozzanti”[2]
Tempo, sangue, morti, troppo pessimistico eppure guardandomi attorno vedo solo questo: morti... ma i morti camminano? Su mille persone non ho visto neanche un umano, nessuno osa fare quello che è degno di un uomo dato il loro essere idioti sopra ogni dire. Dei Maledetti! Perché render vero uno dei Verbi, Terenzio ebbe ragione nel dirlo:
"Non vi è di peggio che un ignorante, che non riconosce nulla giusto se non quello che piace a lui"
Ecco perché esiste la morale con l'etica, questo schifo reso schifo dalle malelingue di codeste capre che somigliano più a suini, mangiano e rendono orrore alla creazione usurpando le meraviglie di cui un uomo è dotato… Oh! Che sciocco, dimentico che non sono umani ma solo cibo per vermi e burattini per burattinai, hanno un anima - ammesso che non abbiano divorato anch'essa- e non lo sanno. Sono solo maschere senza sapere di essere finte; finte nella loro finzione, una bella maschera è finta e lo è veramente… loro no! Peggio! Lo schifo dello schifo! Ed io debbo versare il mio sangue ed il mio tempo per chi? No, no! Ho detto no, seppure a nessuno frega, deve importare a me! Perdio lo sai che dico! I morti sono ovunque, è più vivo lo Spettro della neve[3] che te, basta solo vedere gli occhi, gli occhi vanno oltre, loro non hanno maschere mentre il resto si. Loro no. Puoi ingannare tutti, plasticità neuronale compresa, cambiare tutto: dall'amigdala all'ippocampo, perfino il sistema limbico, ma loro no! Loro hanno e vivono di colori, vedono la luce e vedono le ombre, le tue e quelle degli altri, nessuna cima è tale senza delle tenebre celate. Oggi è solo apparizione, i morti lo sanno, per questo si lamentano e ti aspettano, si! Oh, se ti aspettano! Attento, non fraintendere, abbiamo visto che i morti hanno molti aspetti, perfino te lo sei, lo eri e lo sarai! Stupendo, meraviglioso! Ella, la morte, c'è sempre, coronata dal tempo e resa signora dalle stesse anime che coglie, ma mai con quelle donate dai vivi! Orrore osceno.
"Fourmiliante cité,cité pleine de reves, Où le spectre en plein jour raccroche le passant!"[4]
"Brulicante città, città piena di sogni, Dove lo spettro in pieno giorno ferma il passante!"[5]
Un pensiero che inizia dalla fine, non c'è andata, ma solo ritorno. Abbandonati, devi lasciarti andare, lascia andare l'essere, non è per te e non è per nessuno, vivi stando fuori da te stesso fuori da tutto e tutti; imita, ruba la personalità agli altri, che ne sai te, povero mediocre, ma ditti cosa cerchi? Ragione? Religione? Sagezza? Ah! Povero illuso! Vivi nell'estremo, cercati e trovati, trovati e non trovare i morti o ti porteranno nella loro mediocrità; oggi si è diversi essendo uguali agli altri, vestendo etichette belle, comode e calde! Perdio! Come mai tutti tollerano tutto tranne il genio? Chi brucia con il vero, mediocri voi che tremate davanti alla paura, va bene, fate pure! Siate tanto liberi! Solo pochi si addentrano nel teatro della loro vita.
Sii satanico: vai oltre tutto e tutti, esplora te stesso, vivi ingrassando e dai un degno banchetto ai vermi che gioiranno per la fine delle loro carestie, affondati, non essere libero, la libertà mi sta stretta nel suo concetto stesso di cui sono prigioniero! Al Diavolo pure l'eternità, anch'essa stringe soffocandomi nella sua brevità! A te no? Il sapere che sei schiavo? La tua mente ha le sbarre che i tuoi occhi non vedono… e che così sia.
Ti auguro di soffrire, piangere, vedere il tuo sangue; abdica da te stesso, comprenditi e vai oltre l'essere umano, guarda il marciume nel mondo; abbandonati, perditi, sentiti smarrito, muori e ritorna, devi vedere il tuo inferno, girare e rigirare per le giostre dei tuoi gironi maledetti per capire, non essere zombie! L'orrore che proverai vedendo con gli occhi tuoi aumenterà con la consapevolezza. Vedi i tuoi inferi!
Non vuoi essere perché tanto non lo sarai mai e poi mai.
L’idiota è, quello sano, è drammaticamente perso per le sue contorte vie. Sii attore, sii incoerente; vivi al difuori di tutto, cerca e aspetta la morte sorridendole, il resto è paraocchi: scuola, sentimenti, realtà, emozioni, pensiero, etichette, stati, religioni, sessi, razze, lingue fino all'inferno che ti sfrega.
Abdicare, emigrare, rinunciare, desistere.
Il tutto deve essere confuso, non deve avere senso né dare risposte chiare e semplici. Mica è una religione la mia. Rendere logica all'insensato, eppure "loro ci credono", chissenefrega! Ecco, lo dico, ma voi no! Quanti dicono che non gli frega un cazzo del mondo, delle guerre, della fame e delle stragi di morte fatte nell'estremo Oriente? Quanto neppure sapete di quello che dico! Mere creature fatte di idiozie! Piangete per quello che vi dicono, quando prima e dopo non mi fregherà più nulla! Quanti vanno contro tutti per dare spazio al loro palco, alle loro idee, quanti? E chi?
Tutto si basa su come pensi - ammesso che tu sappia intelligere -, a cosa credi, ma se vivi nel nulla tutto è vero e tutto è falso: le realtà si sovrappongono, tu cambi e muti non essendo! Mi spiego? Friggo aria, lo so, ma tutto quello che uno dice è solo un significato, non un significante. La tua mera liberà è prigioniera del significante, i tuoi pensieri sono schiavi della stessa: quanti morti lo sapevano, eh? Quanti danzano sentendo una musica che riecheggia nelle loro menti come la libertà in quanto sentimento, ma qualora fosse non è altro che una mera e schifosa reazione chimica come l'amore e il resto? Allora cosa siamo? Chi siamo? Nomi? Idee? Parole? No, ma sicuramente alcuni, quasi tutti, sono deficienti e pure tanto. Per questo basta vedere come sta messo il mondo, la media di tutto e tutti, si! Siamo anche numeri! Che nervi! Allora cosa fare?
I morti arrivano, sento i passi dietro di me, vogliono la mia natura, la tua natura, cosa fai? Dove vai e da chi? Scappa e fuggi, non farti prendere, difendi la tua onestà! Il tuo centimetro di vera libertà... Forse, mi piace pensarlo, vivi da drammatico, metti una bella ed unica maschera ed interpreta te tramite te stesso rendendo il tuo spirito tramite il tuo copro; non essere morto, chiediti tutto e non chiederti nulla, più sai e più devi andare oltre tutto, logica compresa; sii te, sii l'attore che devi essere, recita - non per “re-citare”, non citando - perdendoti in questa azione di teatro.
Se provi vergogna analizzati: “cosa?” e “perché”? Lo è davvero? Distaccati da te e da tutti! Fallo! Fallo e rifallo! Cambia sempre, cambia occhi, cambia visione, analizzati, rinunciati ed emigra dalla tua prigionia di carne, devi perderti nei tuoi estremi e ritrovarti in essi: devi ritrovarti smarrendoti. Fallo verbo tuo!
Il pensiero del pensiero, significante e significato: dici una cosa ma ne intendi il suo opposto, ecco la prima catena. La peggiore, la lingua e le sue leggi ed un demente con le parole può peggiorare tutto. Dio maledetto, se è possibile! Siamo troppo umani! Inneggiamo ai veri morti!
I tuoi pensieri sono solo combinazioni di un alfabeto retto da qualche regola ed in quello spazio devi essere te. Già sei schiavo: se lo sai, qui parte l'invidia per il morto, il bello ed idiota del morto. Lo stato ti vuole morto, se sei morto vivi meglio, è noto.
Incoraggiano e vivono nel niente, tutti emettono suoni ma quanti parlano? Vedete i problemi dei vivi? Meglio essere morti, è più semplice.
Per essere libero devi disimparare tutto, devi distruggerti. Se sopravvivi eviterai l'idiota che anela e dissimula indossando un trucco di sapere. Che schifo, no? Puzzano peggio dei morti, gli idioti. Essi puzzano di coscienza marcia, e il tormento del morto pesa, pesa per chi comprende.
Tutti dementi, e non è per moda dirlo ma, Dio benedetto, se tutti stanno dietro al niente e valorizzano il niente e si ammazzano del niente, non ti viene il sangue marcio? Tutti fissi su apparenze, uno per essere libero deve fregarsene di sè. Comunicando quello che si pensa non è logico. Se non sono io chi dice attraverso me? Chi è? Tutti idolatrano. Idioti… come puoi idolatrare un qualcosa che è unico? Tutti i pittori vorrebbero avere il talento di Vincent Willem van Gogh o di Leonardo da Vinci, ma se tutti lo avessero nessuno lo avrebbe davvero in quanto i due geni sopra citati non sarebbero mai nati. Devi soffrire per essere unico, essere il tuo capolavoro, sputa a te stesso, non essere il morto e mero coglione della società, della famiglia, della scuola, vai oltre il prima e il dopo per poi rinunciare da te stesso; perditi in quello che è il tuo demone, rendigli quello che brama, Eudaimonia; fai riuscire il tuo demone, non nel senso del riuscire una seconda volta ma dagli vita, dagli anime di cui esso può nutrire quello a cui tu cerchi di dare pace nell’abbandono, ecco! Maledetto significante, spero mi abbiate capito, non blatero, non sempre; scrivo e parlo di libertà, di morti, di demoni, tutto parafrasato, tutti attori del mio spettacolo. Burattinaio e burattini.
Tu sei un manichino! Ah, eccome se lo sei! Nessuno vuole dirtelo e qualora lo facessero non cambierebbe nulla se non sei tu e dirlo a te: devi "tu" parlare al "te" cercando di capirlo, insomma devi capirti. Conosciti, disimpara e conosciti, riconosciti. Ora nel primo senso, non nel secondo come caso demoniaco, del demone. Siamo schiavi pure della lingua, chi è il coglione che ha parlato di libertà! Maledizione all'eterno! Solo i pochi, se non l'unico fatto da pochi, come tu intesi come "te" e "tu", cosa posso dirvi di più? Nulla non posso dirvi nulla… eppure lo sto facendo. Non sono io a scrivere, chi sarebbe l'io? Se abbia senso non lo so, forse si forse no, se lo trovate voi allora lo avrà. Come nelle cagate in cui spesso i bipedi credono, sono eppure non esistono, loro sicuramente sono più bravi di me a friggere l'aria. Devo migliorare, lo so, ma sto studiando da solo, forse qua sbaglio: penso a modo mio per essere idiota come loro, qualcosa non torna... Ah ecco cosa! Penso, perdio! Non ci avevo pensato a vederla così, ora cambia.
Come in fisica quantistica non hai tempo di distrarti due minuti che già le particelle sono cambiate e l'energia è andata - e chissà dov'è finita -, lo stesso vale per il tuo campo magnetico. Una ciambella grande. Toroidale la forma del campo magnetico che ognuno ha in quanto flusso di materia ed atomi che interagiscono tra loro, mettendoci in mezzo anche la frequenza, trovategli il senso. Per me lo ha, quindi è vero? Se per voi è e per me no allora cos’è? Non vedetelo come un sillogismo, ma oltre; percezioni, esse sono il frutto, l'output del nostro teschio in base alle situazioni metabolizzate dal padrone di noi, ed esso segue i nostri pensieri - quelli che """scegliamo"”” di fare - ed i nostri valori, quindi… siamo noi il tutto del nostro mondo, siamo noi i nostri creatori? Forse si, non so, ancora mi ci devo perdere in queste cose, forse perché mi sono perso prima. Finirò chissà dove, magari come eremita su una montagna, meglio come Yamabushi, si! Mi piace! Se diverrà non lo so, ammesso che si possa vivere in un flusso diretto e non in multiversi che influenziamo con le nostre scelte e prima di esse tutto coesista nella stessa realtà. Ha senso, giusto? Sì, sì, sì, ha tutto senso, non avendolo a sé stesso, no, esatto, quindi chi è felice non ha la felicità, stessa logica solo addendi diversi, pensaci, per poco, non pretendo che tu capisca perché sarebbe troppo.
Risponditi! Facciamo così. Parlami - come se non fossi lì -: se fossi lì, tu saresti condizionato da me, se non ci fossi saresti libero dalla mia presenza e potrai dire tutto quello che vuoi o tutto quello che rientra nel significante, quindi non hai libertà piena. Proseguendo, chiedimi e risponditi, non farti rispondere, non chiedere agli altri, chiedi per risponderti, capito? Vedi e pensa, tutto è li.
No, non è tutto lì, il mondo va a pensieri ed alcuni sono andati a puttane molto tempo fa… che schifo, siamo errori e si vede. Per la matematica si, per i più siamo errori, allora tanto vale vivere come tali: scegli la maschera dal mio camerino e vieni sul palco, recita tu, interpretati, datti atto, inventati e reinventati. Non devi fermarti, altrimenti quel qualcosa ti raggiunge e ti porta via, in mezzo ai morti. Peccato! Ormai siamo così pochi su questo palco, eppure ci sono troppi spettatori, troppi. Che fare, se non prendere una maschera ed abbandonarsi? Sii la maschera di te stesso, così dirai ciò che quel qualcuno che sarà "me", "l'io" o anche "io penso" e via dicendo, non devi essere te; sii chi vorresti ti interpretasse, vai oltre tutto e tutti come detto prima, così facendo potrai perderti in un deserto senza rumori e luci di quello schifo di città piena di morti che camminano. In quel deserto, sottosuolo, io, chiama il luogo come ti pare ma non cambiare la sua essenza: solo il nome deve cambiare, non tutto. Ci vuole un idiota per capirlo… uno intelligente farebbe casini. Dio, che peso! Cambiando il nome cambi la tua vista di quel qualcosa, uno che pensa nota le sfumature ed esse cambiano luce e materia di quello che si vede o si vive, ma per un demente no, è tutto uguale, mi spiego?
"Mi piacque tutto quello che mi spiacque"; vivi di incoerenza, che è coerenza perché ti scopri, ti esplori e ti perdi in te stesso abbandonandoti all'io del nome, del figlio o figlia, ragazzo o ragazza, amico o amica e via fino all'ultimo nome. Abbandonandoti, estraendoti, sottraendoti. Vedi il mondo da altri occhi, vedi come ogni "innovatore" spesso sia solo un demente che dice di portare qualcosa eppure è schiavo delle professionalità e di quelle cagate che uno non dovrebbe accettare. Se uno sa pensare cosa gli frega delle etichette? Non dovrebbe fregargli nulla, ma loro no, non vanno oltre.
In giro si legge di tanto marciume, che effettivamente essere morti convenga: non pensi e non vivi, ma esisti. Perfetto direi. Nulla di più e nulla di meno si aggira attorno alle classiche e banalità dell'uomo mediocre: amore, amicizia e altre mere finzioni, nel loro caso sicuro.
Quando sei superiore nell'animo perché provi a vedere oltre, leggi o qualsiasi cosa che arricchisca quel sacco di carne in cui sei prigioniero, noti con piacere che ti iniziano ad andare stretti quasi tutti, anche tu che leggi mi stai stretto, come io sto stretto a me; alle volte non sopporto la mia immagine allo specchio, figuriamoci pensare a te che leggi, poco mi frega… se non esisto come può fregarmi? Perché vuoi esistere? Perché esistere?
Dio, che noia! Non vivere, se vivessi dovresti essere e per essere dovresti conoscerti, abbandonarti a te, perderti nelle tue acque, nei tuoi deserti. Devi farlo da solo prima di arrivare alla fine.
Ogni secondo il tuo corpo marcisce, ogni granello di sabbia se ne va. Il Guercino disse - scrisse per meglio dire -:
"Et in Arcadia Ego"[6]
"Anche in Arcadia io"
Alla somma signora il Bernini stesso tributa colei che attende tutti, e tu? Non la omaggi rendendo ricca la tua anima? Donando ad essa sapore? Solo per i vermi, forse, sarai decente: con tutto quello schifo che mangi e bevi… oggi va di moda essere grassi o secchi, nessuno cambia ma si "accettano", eh, sarebbe da accettarli - con l'accetta, per chi non avesse capito: maledetto significante - .
Guardate opere come "La tomba di urbano VIII", un papa il cui sepolcro a San Pietro rende onore alla carne, in basso, in nero e ferma la signora aspetta mentre scrive, cosa? Andate a San Pietro e vedete.
Tutti appresso al destino, fantasmi maledetti:
"Dans les caveaux d'insonable tristesse, Où le Destin m'a déjà relégué"[7]
"Nei sotterranei d'insondabile tristezza Dove il Destino m'ha relegato"[8]
Tutti ad essere schiavi di sé stessi. Interrogati e liberati da te stesso, perdio! Tutto inizia con "perché", misero ed idiota, tutto nasce e muore li, nasci "te" e muore il "tu".
Liberati delle tue catene d'oro, rompile tutte, dalla prima all'ultima. Passa dall'innocenza all'esperienza, come canta W. Blacke. Non essere l'agnello… tutti dementi quelli che si credono altri che non sono loro; si credono l'attore che finge la verità in cui loro credono. Dio, che idiozia! Mi sa troppo di religione, la storia parla ma nessuno la sente o vuole sentirla, povera e dolce bambina, dice e non capisce perché nessuno le presta attenzione: come un bambino dice cose genuine e pericolose, essa spiega il fatto ed informa sul fatto, rende quello che il giornalismo non rende, ossia tutta l'informazione.
Ma lasciamo le volgarità ad altri. Avvelenato l'animo mio! Maledetta è la mia salvezza! Quanto ancora devo errare per me stesso prima di una luce? Quanto ancora devo desistere prima di arrivare sulla sponda dell'oceano dell'esistere?
Sii il tuo capolavoro, non aspettare di trovare la musa; sii tu la tua musa; non essere chi sei, ma vai oltre tutto e tutti; sii platea e attore, sii vivo e sii morto; vivi senza consenso, esagera e migliorati negli eccessi; sbaglia per crearti, distruggiti per crearti. Se non lo farai, sarai al pari del morto dietro di te.
Note
[1] Charles Baudelaire, La Fontaine de Sang, Universale Economica Feltrinelli, 2017, p. 242 [2] Charles Baudelaire, La Fontana di Sangue, Universale Economica Feltrinelli, 2017, p. 243 [3]Huge Walpe, "La Neve" [4] Charles Baudelaire, Les Sept Vieillards, Universale Economica Feltrinelli, 2017, p. 188 [5]Charles Baudelaire, I Sette Vecchi, Universale Economica Feltrinelli, 2017, p. 189 [6]Guercino, Et in Arcadia Ego, 1618-1622, Galleria nazionale d'arte antica [7]Charles Baudelaire, Un Fantome, I, Les Ténèbres, I Fiori del Male, Universale Economica Feltrinelli, 2017, p.94 [8]Charles Baudelaire, La Fontana di Sangue, Universale Economica Feltrinelli, 2017, p. 243