- Marta Georgescu
Note
A chi appartiene la nostra immagine? Ha denso arrogare pretese sulla stessa? Dal momento in cui decidiamo di uscire dalle nostre case, e quindi di abbandonare la dimensione privata, ci consegnamo al mondo, cediamo ad esso i diritti sulla nostra persona.
La percezione che abbiamo di noi stessi perde la sua centralità e immediatamente sorgono, nei nostri interlocutori, simulacri della nostra immagine non sempre corrispondenti al "vero". Potremmo paragonare il risiedere nel mondo al camminare in una camera piena di specchi. È davvero facile smarrirsi, provare un forte dissidio interno e logorarsi per far coincidere tale pluralità di immagini. La realtà è che la "nostra" immagine non ci appartiene affatto, viene dilaniata dai canoni in vigore e strumentalizzata per crearne degli altri. Ci troviamo in un circolo vizioso destinato a proseguire fino a quando, di fronte a queste numerose distorsioni, non sceglieremo di bendarci. È il momento di iniziare a percepire la forma per quel che è: contenitore e non contenuto. Per l'uomo medio è però più semplice condividere e mettere in mostra il "contenitore" piuttosto che svelare il "contenuto". Tale meccanismo è avallato dalla digitalizzazione, è avallato dalla società stessa, sempre più in corsa e sempre meno incline alla riflessione. La strada della consapevolezza appare, infine, come la sola percorribile.