Renato Marano
3° Comandamento - O Come la Miseria Divenne un Dono
Aggiornamento: 17 ago
“Ricordati del giorno di sabato per santificarlo: sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro”
“Osserva il giorno di sabato per santificarlo, come il Signore Dio tuo ti ha comandato”.
Alzai le braccia al cielo e sentii la gratitudine scendermi in corpo. Chiusi gli occhi e la sentii: la fede.
I. Mi chiedo: perché mai qualcuno dovrebbe scordarsi di un Padre?
Mio Padre era una persona fantastica: era Buono, era Saggio, era Dolce. Mia madre viveva come vive una principessa; e anche ora che nessuno la vede e nessuno la tocca, ma tutti la sentono, vive come vive una dea, con la tomba sempre profumata e con qualcuno che sempre la ricorda.
Mio Padre è uno Solo e non posso avere altri padri che non siano Lui. Lui è un Padre Geloso e mi ha sempre punito. Però sapeva amare: mi dimostrava il Suo favore se lo amavo[1].
Così Lui mi insegnò ad amare: l’odio viene punito, l’amore viene ricompensato. E tutti noi, io, mia sorella, mio fratello, Lo amammo sempre e siamo grati a Lui per ciascuna delle cose che ci ha dato.
Non abbiamo molto, ma siamo felici e siamo grati per quel poco che abbiamo e quel poco che abbiamo lo dobbiamo unicamente a Lui: a nostro Padre.
Poi il letto è caldo: i corpi si riscaldano a vicenda. E come potrei mai lamentarmi d’un freddo, io, che non provo mai? E grazie a chi non provo freddo? Lui disse:
«Se dormiamo insieme, ci riscaldiamo. A cosa servono tre diversi letti per ognuno, se in uno siamo tutti quanti più caldi?» E poi mi fece mettere vicino a mia sorella. La notte dormiamo caldi e abbracciati dall’amore. Che fortuna che ho ad avere un Padre che per me ha scelto un solo letto insieme agli altri. Che fortuna che ho ad avere un Padre che per me ha scelto un calore del corpo.
Un giorno fui assunto come ragazzo delle consegne da una pizzeria. Mi assunse una bellissima ragazza e io subito me ne innamorai, ma non dispersi il seme invano. Lavoravo felice e guadagnavo. Certo il guadagno era poco, ma quel poco mi bastava. La notte uscivo con la bici e andavo a consegnare le pizze. C’era una signora, mi ricordo, davvero cortese che ogni volta mi dava qualche mancia. Poi io i soldi non li tenevo per me: Papà me li chiedeva e io glieli davo. D’altronde tutto ciò che io ho fatto l’ho fatto grazie a Lui e dunque tutto ciò che ricevo è giusto che lo abbia Lui; perché io sono stato generato per servirlo e per amarlo e dunque è ciò che io voglio fare.[2]
Un giorno mio Padre mi fermò sulla soglia della porta prima ch’io uscissi, mi guardò con i Suoi occhi possenti e mi disse:
«Da oggi tu non lavorerai più.»
«Perché?» chiesi io. Ma Lui non rispose, mi passò affianco e svanì via.
«Da quando tu, che sei solo un figlio, puoi capire le scelte di un Padre?» Mi disse mia sorella per riportarmi al buonsenso. E fu così che persi il lavoro: mio Padre scelse così e tutto il mondo obbedì a Lui, perché ciascuno di noi deve obbedire al Padre, giacché senza di Lui nessuno vi sarebbe qui.
Non rividi più quella dolce ragazza che mi diede lavoro, però, ancora oggi, quando sento odore di pizza e un cingolare di catena mi ricordo di quando pedalavo sull’asfalto bagnato la notte pensando alla sua mano quando mi consegnava le pizze. Ma mio Padre non volle ch’io mai la rividi. Mi chiesi perché e allora mia sorella ripeté:
«Le decisioni di nostro Padre sono infinite[3]». E io allora mi dissi. «Avvenga di me quello che mio Padre ha detto.[4]» E così io non seppi mai neppure il suo nome.
II. Fui grande. Fui più maturo. Ringraziai mio Padre di non avermi permesso di vedere più quella ragazza; se mi fossi legato a lei, non avrei mai conosciuto e tantomeno mai avrei potuto amare mia moglie. Fu mio Padre ha sceglierla per me e io decisi di accettare la proposta del Padre. Ogni buon figlio dovrebbe accettare la scelta del Padre e non discutere; d’altronde come può un figlio essere saggio come un Padre? E come può, dunque, in tutta coscienza essere così arrogante da considerare le proprie scelte superiori o, ancor peggio, migliori di quelle del Padre?
Era una donna dolce, quieta. Io sempre sono stato dentro un po’ agitato. Ma lei donava a me quella quiete che mi serviva, senza imporla a me. Nessuno che cerchi di imporre la quiete a qualcuno che è soffocato dall’agitazione potrà mai riuscirci, giacché quell’imposizione, seppur di quiete, è sempre un tormento che provoca agitazione. Ma lei non me la impose, né mai avrebbe potuto impormela. No, lei si limitò a mostrarla e a sussurrare con il suo sorriso e con il suo respiro: «se vuoi la quiete abbracciami ed io, abbracciando te, saprò donarti ciò di cui manchi.»
Mai in vita mia mi dimenticai o non volli abbracciarla. La vita passai abbracciata a lei finché lei non vi fu più. Andai da mio Padre e chiesi:
«Perché, Padre, mi hai voluto togliere ciò che a me mancava? Perché, Padre mio, con tutto l’amore che hai per me hai voluto togliermi l’unica cosa che l’amore sapeva insegnarmi?»
«Comprendi, fratello mio, se puoi, fratello dall’anima tanto appesantita, che nostro Padre è verità. E’ luce, ma non la luce che i nostri occhi vedono, ma la luce che vede il nostro cuore, quando sente dire: questa, questa qui che sento, ecco: questa è verità.[5]» Mi rispose con una carezza mia sorella. E vidi allora il sorriso Suo e capii che ancora una volta il Padre aveva deciso per il figlio e il dovere del figlio era dunque quello di obbedire al padre.
Ebbi una casa. Ebbi una casa carina, piccola, economica. Ma era una casa e dentro v’era l’amore del figlio verso colui che i figli genera. E così vissi lì dentro perché così mio padre aveva deciso. Forse avrei potuto avere di più, ma non importa, perché la Sua scelta non può che essere la migliore scelta.
Poi la casa non la ebbi più, perché prima di perdere la casa persi il lavoro. Non feci nulla di male, ma forse mio padre decise che non ero abbastanza bravo nel mio lavoro ed un uomo che non può lavorare non può nemmeno possedere una casa.
III. Fui giovane e immaturo. Poi fui grande, più maturo. Infine fui vecchio, fui saggio, fui solo e fui un uomo che cammina su tre gambe. Mia sorella era morta e mio fratello con lei. Mio Padre li aveva preceduti da tempo, ma fu sempre con me.
Nella solitudine conobbi l’umana natura: che l’uomo è fatto per amare, ma io seppi amare tanto quanto coloro che ho amato seppero rinunciare a me. Cercai la gioia in tutto, ma tutto persi, perché così mio Padre volle e io mai contestai la sua scelta.
Tutto mi abbandonò, ma mai una persona; perché il mio compito era amarla e nell’amarla io ero uomo: mio Padre.
Un giorno Lo vidi. Ero in montagna, sulla vetta, più vicino a lui che agli uomini in terra. Lui mi disse:
«Ringraziami e sii grato per ciò che Io, tuo Padre, ho dato a te.»
«Io ti sono grato, Padre, per tutto ciò che prima mi hai dato e poi mi hai tolto e sempre ti ringrazio. In ogni minuto.»
«Tu penserai all’uomo tutti i giorni, ma un giorno tu penserai a Me. Quel giorno ricordati di santificarlo e onorarlo perché quel giorno è il giorno di tuo Padre.[6]»
IV. Persi il lavoro. Persi la donna. Persi l’amore da giovane. Persi gli amori. Persi la gioia. Ma mai persi la gratitudine per la mia vita di perdita e un giorno in mezzo agli altri ringraziai mio padre, finché non vi furono
[1] La Sacra Bibbia, Esodo 20:5-6 [la versione originale recita: “Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandi.”] [2] “ma l'uomo è stato creato per servire e amare Dio e per offrirgli tutta la creazione”, Catechismo della Chiesa Cattolica, Parte Prima: La Professione della Fede, Sezione Seconda: La Professione della Fede Cristiana, Capitolo Primo: Io Credo in Dio Padre Onnipotente, Articolo Uno: Io Credo in Dio Padre Onnipotente Creatore della Terra, Paragrafo Sei: L’Uomo, I: A Immagine di Dio, 358, https://www.vatican.va/archive/catechism_it/p1s2c1p6_it.htm [3] Versione adattata del famoso proverbio cattolico “Le vie del signore sono infinite” [4] La Sacra Bibbia, Luca 1:38 [la versione originale recita: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”] [5]“Comprendi dunque, se lo puoi, o anima tanto appesantita da un corpo soggetto alla corruzione e aggravata da pensieri terrestri molteplici e vari; comprendi, se lo puoi, che Dio è Verità. È scritto infatti che Dio è luce (1Gv 1,5), non la luce che vedono i nostri occhi, ma quella che vede il cuore, quando sente dire: è la Verità.” Sant’Agostino, Dio è Verità, Vatican.va, https://www.vatican.va/spirit/documents/spirit_20020924_agostino-trinity_it.html [6] La Sacra Bibbia, Esodo 20:8-10 [la versione originale recita: Ricordati del giorno di sabato per santificarlo: sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro]